martedì 5 settembre 2017

Esperimento n. 2316

Parma, 23:40 circa. Primavera 2017, Sabato.

 Andrea - "Ma tu lo sai meglio di me che non c'è uno scopo, vero..?"

Clay - "Ed è proprio per questo che te ne devi inventare uno!! Hai mai partecipato ad un gioco dove non si vince e non si perde nulla, senza sorprese nè colpi di scena? Ci sarà un motivo se non l'hai mai fatto, non credi?" -"Cose da umani, Andrea!! Cose da umani.."

Capita spesso che si crei della confusione in un ospite quando questi, per via della sua incostante lucidità o per effetto delle diverse sostanze ingerite, si accorga più o meno consapevolmente della nostra presenza. Ma partiamo dall'inizio, diciamo da circa 24 ore fa.

Corcagnano 22:10 circa . Primavera 2017, Venerdì.

Allora vediamo un po'.. pelle rosa, atmosfera azoto ed ossigeno, creatura a sangue caldo: mammifero. Si sta portando verso un getto di acqua calda in un ambiente con artefatti complessi. Ok, umano questo non era difficile. È già la mia 430-esima unione con questa razza, visita più o visita meno. Sapete, non è facile tenere il conto nei millenni. Ma torniamo alla creatura: diciamo attorno ai 40 anni terrestri, decoroso stato di salute. Un secondo... maschio, razza caucasica, e dannazione! io questo coso lo conosco. Anche se in questo caso sarebbe più corretta l'affermazione 'ci conosciamo'.

Va bene, mi sono orientato. E forse non è una coincidenza che io abbia scelto di nuovo questo endoterma anche per le mie passate visite in questo sistema solare. A volerla dire tutta, è proprio per questa serie di coincidenze che ho in effetti deciso di condurre l'esperimento n. 2316, a cui ora stai prendendo parte anche tu mentre interpreti questi simboli.
Questa volta credo (e quelli della mia specie dicono che sono bravino in statistica) che il 99,83% di voi lo considererà un racconto di fantascienza. E la cosa, lo ammetto, mi diverte sempre un po' ogni volta. Anzi, scusate ad essere precisi, 'ci diverte' sarebbe l'espressione più giusta. 
Dunque.. come accennavo prima il qui presente bipede ha caratteristiche alquanto peculiari. Ha una sensibilità ed un intelletto diversamente sviluppati, presumo a causa di un passato importante a cui pare sia sopravvissuto. Inoltre credo abbia sviluppato un senso non comune di accettazione verso ciò che non capisce di questo continuum spazio temporale.

Ah! Scusate, non mi sono neanche presentato, d'altra parte non è nostra abitudine farlo. Chiamatemi Snail, mentre l'attuale ospite gradisce il soprannome di White Clay. Per noi intendo il mio popolo, per il quale voi ancora non avete un nome. Circa seicentomila dei vostri anni terrestri di aspettativa di esistenza, millennio più o meno, sono un periodo di tempo considerevole da trascorrere, per cui perdonatemi se ogni tanto mi viene voglia di giocare un po’.

Allora, vediamo dunque nel dizionario semantico di questo primate. Si.. voi ci definireste entità incorporee di puro spirito, plasma di energia neurogenica per i più scientifici di voi. Ehhh sì, ogni tanto vi veniamo a far visita. Chi ci chiama spiriti, chi angeli, chi muse, chi demoni, chi visioni. Qualcuno sogni ad occhi aperti, ma per lo più il 96,5% di voi non si accorge per niente della nostra visita. Questo tale però, come vi accennavo, credo che si sia accorto di me ogni volta. La stranezza, in realtà, consiste nel fatto che non si spaventa né si fa prendere dal panico, anzi sembra che la cosa lo diverta anche un po’.
Provo a spiegarmi meglio. Ora che faccio "mente locale" noto che ogni volta che arrivo, fa quasi finta di nulla: mi accoglie come fossi un viaggiatore straniero, che abbia soltanto desiderio di conoscere queste terre e genti nuove. Già.. mi mette a disposizione la sua casa, ovvero il suo corpo, la sua primitiva mente ed i suoi oggetti. Guardate che non lo dico per scherzo, mi fa consapevolmente usare le sue mani, i suoi occhi, il suo olfatto, il suo tatto, i suoi ricordi il suo database linguistico. E non solo!! Ogni tanto lo sento commentare sornione "tra sé e sé" stupito quasi quanto me, di questa sua inconsueta natura di mammifero! Sembra curioso anche lui di questa sua forma attuale, come se ci fosse appena stato trasportato da poco tempo. Mah.. dovrò svolgere qualche ulteriore indagini su questo Clay..

E niente, di solito non mi fermo più di 5 o 10 minuti in un ospite. Sapete, in fondo il corpo non è mio e la mente ospite a volte si spaventa e può andare in panico, che è una sorta di meccanismo di difesa naturale. Ma non questo tizio. Sapete cosa mi ha suggerito qualche visita fa, sempre parlando ‘tra sé e sé’ il ruffiano?
"E se ci scrivessimo un racconto su questa cosa? Assieme, tu ed io, voglio dire.. Voi siete un popolo di esploratori incorporei, io una simbiosi di cellule a base carbonio, spaurite e con una conoscenza limitata dello spazio e del tempo. E se provassimo a fare un esperimento, non potrebbe essere oggi uno di quei momenti nella storia che cambiano per sempre come noi la percepiamo? Tanto chi vuoi che se ne accorga..?" - "E poi pensa, non sarebbe ancora più divertente, se un altro della tua razza, in momentanea fusione con un ospite, 'per caso' leggesse questo racconto..?".

Ma torniamo a noi. Per ora non voglio più abusare di questa così gentile ospitalità, e per il momento considero concluso l'esperimento n. 2316. Però guarda, o tu che stai decodificando queste lettere, che prima o poi potrei venirlo a sapere se ti sei accorto di qualcosa mentre prendevi parte a questo esperimento..

White Clay & Snail

giovedì 29 giugno 2017

20/11/2076




Gertran rattizzò un poco il camino, aggiunse un po' di legna perchè stavano per arrivare ospiti, ma non troppa, perché era inverno ed andare a raccogliere legna con la neve era molto complicato per la sua età. A dire il vero molte cose gli sembravano incredibilmente difficili ad 81 anni, ma soprattutto non era neppure sicuro di averne più la voglia.
Da li a poco sarebbero venuti a trovarlo i figli di un compaesano, Jim e Whitney di 9 e 11 anni nati già dopo il 2049, l'anno della fine ufficiale dei combustibili fossili. Certo, qualche piccola scorta rimaneva sempre in giro: sempre più esigua, sempre più sorvegliata e conservata per le emergenze. Ma la gente comune di certo non poteva più avere accesso a benzina, gas o elettricità, se non in quantità totalmente inadeguate al nostro vecchio stile di vita. Poco dopo la porta bussò, e lui fece accomodare i ragazzi al quasi caldo.

-"Lo sapevate che quando avevo dai 30 ai 50 anni, ma anche prima sia chiaro, da quando avevo un lavoro mio, potevo decidere cosa mangiare ogni giorno? Cose diverse, cose fresche che venivano da tutto il mondo, e mi sembrava anche una cosa scontata. Si, non sto scherzando.. mi sentivo perfino scocciato di dover andare fino ad uno dei 200 supermercati della mia città, con musica in sottofondo, freschi d'estate e caldi d'inverno, a scegliermi quale prelibatezza avrei preferito quel giorno o pianificato per quella settimana."

-"Oohhhh.." - fecero i ragazzi. "Ma qualunque cosa..? Dai... è impossibile.. anche i nostri genitori ogni tanto lo dicono, ma secondo noi esagerano.."

-"Frutta dai tropici, altra da coltivazioni in serra, e non era un problema avere il melone e le fragole in pieno inverno o in autunno E il cibo.. tutto il cibo che volevi.. insomma 100 tipi di pasta, sughi, fagioli già coltivati e cotti, senza malattie ne imperfezioni. Bastava aprire una scatola ed ecco la cena servita."

- "Cavolo.. ma dovevate lavorare 13 ore al giorno in uffici ed ambienti stressanti per potervelo permettere?"

- "In parte era vero, ma quando mai l'uomo non ha dovuto lavorare..?" - " Una casa che si riscaldava col solo tocco di un dito su un apparecchio chiamato termostato. Calde coperte e piumoni su un letto di una schiuma che prendeva la forma del tuo corpo e ti teneva al caldo e comodo come in un nido, come in un grembo materno. E non c'era da andare a fare legna.. mai!! Il gas allora sembrava infinito."

Guardò i loro vestiti fatti di lana confezionati a mano, con un’esperienza di non troppe generazioni. E si chiese se erano più felici loro ora, con pochi oggetti ma tanta umanità e tempo per vivere, lontano dalla frenesia assurda della città e del consumismo. O se lo fosse stato di più lui ai tempi del tutto e subito.

Il thè era quasi pronto, come anche le castagne arrosto, e se si voleva stare alla finestra a guardare la neve che cadeva, lo si poteva fare. Non c'era da correre al corso di nuoto né al centro commerciale prima dell'ora di punta: si poteva stare lì a guardare i fiocchi cadere. Oppure si poteva uscire col cane a giocare in mezzo alla neve dopo aver mangiato le caldarroste.

Whyte Clay

lunedì 13 febbraio 2017

Silicio o carbonio?

E' appena terminata una lezione al Cumbalaya, una scuola di ballo vicino alla stazione centrale di Bari. Un gruppetto di allievi stanno attorniando  il maestro per potersi accaparrare delle foto con lui. Nello specifico il maestro è Javier Rodriguez da molti, ma soprattutto da me, considerato il numero uno nel mondo del tango. Tutti gli sono attorno in circolo un po' imbarazzati e un po' intimoriti, e c'è il problema di chi fa le fotografie. Il problema è che sia i singoli che le coppie che i gruppi vogliono la loro foto assieme Javier e nessuno vuole starne fuori. Decido allora di mettermi a disposizione e che scatterò io le foto per tutti: ma io non farò la mia.

C'è qualcosa che mi ferma ma ancora non so bene di cosa si tratta. Forse è perchè non ho fatto 950 km per far vedere agli altri che io conosco Javier Rodriguez, non questa volta almeno. In realtà sono qui perchè ho voglia di vedere lui, ho voglia di abbracciarlo perchè ho scoperto di essergli affezionato come essere umano: se amo il tango il merito è suo.
Allora scatto le foto coi cellulari degli altri, chi vorrà avere il suo ricordo impresso nel silicio dei circuiti del cellulare o della sua videocamera lo avrà, io i miei ricordi li voglio nel mio cuore e nel mio cervello che è a base carbonio. Allora decido di vivere il momento per quello che è realmente: qualcosa che, se non lo fissi e l'assapori intanto che c'è poi svanisce per sempre.

Quest'anno al contrario del precedente, non ho paura di fare brutta figura di fronte a tanta celebrità, di fronte al mio idolo che ho guardato migliaia di volte su youtube,  a colui che ha saputo trasformare l'arte in leggerezza. Più che di paura forse si tratterebbe di imbarazzo, ma stavolta non ho neanche questo. Ormai vivo nel tango e dentro il tango da 6 anni: incontrarlo nell'ambiente del tango non mi crea problemi, ho una grandissima quantità di lavoro alle spalle e mi sono già scoraggiato e ripreso su quel piso (pavimento) non so quante volte. Ora nulla più mi spaventa quando indosso le mie scarpette da ballo.

E così ci incamminiamo verso la stanza dove avverrà la nostra seconda lezione privata, anche se in verità io sono lì per abbracciarlo, però lui questo ancora non lo sa.  Entriamo nella stanza c'e' un certo odore di stantio, ed istintivamente discosto appena la finestra. Noelia la richiude nel giro di pochi secondi perchè ha freddo anche se siamo in giugno: ok è una ragazza. Si è proprio così sono nella stessa stanza con Javier Rodriguez e Noelia Barsi, la coppia del momento nel mondo del tango, e ci siamo solo noi. Facciamo due veloci chiacchiere sul fatto che lui manca dal nord Italia da troppo tempo ed in particolare da Parma, ed i suoi occhi dopo pochi istanti si velano.  Ha molti ricordi in quella terra con il suo grande e passato amore, e mi dice che solo l'accento del mio parlare emiliano glie li fa ritornare alla mente. Ho già capito e d'altronde lo sospettavo, il suo cuore non è ancora guarito, e forse non guarirà mai del tutto.  Questa cosa mi da una pena infinita..  Lo guardo e penso dentro di me a chi ha trovato, o pensa di aver trovato, il vero amore: se poi gli viene negato per un qualunque motivo dalla vita, come può continuare a vivere lo stesso. Come si fa a vivere una vita così piena di vuoto?

Senza quasi parlare inizio a ballare con Noelia che è lì per farmi studiare, per cui cerca di mettermi in difficoltà: cerca di sottolineare le mie carenze ed i miei punti deboli, quanto meno nella marca del tango. Ci riesce benissimo, ho molti più punti deboli di quello che pensavo e direi che li sta trovando tutti. Sento di aver ballato proprio male, ne sono sicuro, ma almeno non è stato per ansia da prestazione o per imbarazzo, tutti gli  errori che ho fatto sono miei. Javier parla un po' in spagnolo con Noelia, lei gli comunica i problemi che derivano dalla mancanza di informazioni che non transitano nel mio abbraccio, dalla rigidità del mio braccio sinistro. Javier l'interrompe, ha deciso che oggi non gli interessano i dettagli tecnici.

Mi ha guardato ballare in milonga la sera prima, no so perchè l'abbia fatto, ed il suo dono si è attivato, proprio com'è successo di nuovo ora.  Che cos'è un dono? Di preciso non lo so neanch'io, da quel che ho sentito dire è un abilità particolare e unica, che in quella forma così acuta e ben determinata ha solo un particolare individuo. Può riguardare qualunque cosa: una particolare sensibilità nel cucinare un piatto, l'intuizione di un chirurgo che supera le prove ed i referti, il saper ricordare le note di una canzone dopo il primo ascolto. Ognuno ha il suo.
Javier, ormai l'ho capito, può guardare dentro l'anima di una persona come se avesse degli occhi extra nella mente, ed il più delle volte questo in verità non è affatto un dono. Supponete per un istante di avere una sensibilità infinita: di poter capire in un lampo intenzioni, sentimenti, pensieri nascosti o mal celati, secondi fini, ansie, cicatrici di una persona, e tutto in pochi istanti. E che questo dono si possa accendere così all'improvviso, che voi lo vogliate o meno. Ecco.. e poi immaginate di avere dovuto utilizzare questo dono per cercare di tenervi accanto "l'amore vero", per anticipare i suoi desideri, le sue richieste, il suo carattere dispotico, i suoi malumori. Ed ogni sera, dico, ogni sera, andare a letto col dubbio di non aver fatto abbastanza, perchè "l'amore vero" in realtà non voleva essere salvata, voleva semplicemente lasciarsi sedurre dal primo e più potente dei sette peccati capitali: la vanità. Ecco provate ora a vivere con l'idea di esservi fatti scappare l'unico amore vero perchè non siete stati abbastanza capaci ad usare il vostro dono, che solo a voi Dio ha dato in quella forma così perfetta ed acuta. E se ci siete riusciti provate ora a respirare ancora, se vi riesce.

Javier mi dice che non parleremo di tango in quella lezione, parleremo di me. Mi dice cose che neppure io sapevo, cose che riguardano il mio passato e il mio carattere. Cose che sarebbero imbarazzanti da dire perfino ad un amico che si conosce da anni, figuriamoci ad un estraneo. Ma lui rischia. Rischia che io  lo zittisca in malo modo e gli dica di farsi i fatti suoi e di insegnami solo qualche passo di tango. Rischia perchè ora che mi ha visto ballare attraverso il suo dono, mi conosce meglio di me, e sa che non sono lì per ferirlo, ma solo per essergli amico.

Gli chiedo se posso provare quel che mi ha spiegato con lui anzichè con Noelia: forse è una scusa perchè lo voglio abbracciare, e forse è per questo che sono venuto fin qui. Sono venuto qui per dirgli che quel che ha sofferto e vissuto tramite il suo lavoro, non è andato perso, che quell'insegnamento e quell'esempio, rimarranno per sempre con  noi. Ed anche se non c'è stato il lieto fine a me non importa, mi importa chi lui è diventato oggi, con tutte le cicatrici, le vittorie e ciò che ha appreso quando le cose non sono andate bene.  Cinque giorni di viaggi, spostamenti e lezioni per 3 secondi netti forse 4 di un abbraccio. Un ricordo impresso nel carbonio del mio DNA, e chissà magari forse anche un po' nel suo, credo ne sia valsa la pena.

White Clay