venerdì 16 dicembre 2011

Il mio capo

Il mio capo ha la macchina grossa: ha il Passat nero ultimo modello. Il mio capo ha i soldi: probabilmente in banca ha molti soldi. Il mio capo non si preoccupa di quanto costa il gasolio o il gas da riscaldamento. Il mio capo quando legge sul giornale degli aumenti delle cose, di nascosto sorride. Il mio capo ha una moglie grassa, il mio capo è grasso. Il mio capo non pranza mai, non ne ha il tempo, al massimo un pacchetto di crackers in piedi. Il mio capo non mangia bene neppure quando torna a  casa, a sua moglie non piace cucinare. Il mio capo ha un'intolleranza alimentare, per questo è grasso, ma non ha tempo per farsi curare. Il mio capo non esce la sera a bere una birra con gli amici perchè ha una famiglia. Il mio capo ha una bambina di cui è vittima  e non lo lascia dormire mai. Il mio capo è una brava persona. Il mio capo non va con le donne, è troppo bigotto. Il mio capo non gioca d'azzardo, non è uno stupido. Il mio capo lavora 13 ore al giorno e spesso anche il sabato e la domenica. Il mio capo non va al cinema la sera, è troppo stanco. Il mio capo non fa l'amore, è troppo grasso e stanco quando torna a casa la sera. Il mio capo non guarda neppure un bel film sul divano dopo cena, ha una famiglia che chiede molto da lui. Il mio capo non si ferma dieci minuti in più dopo pranzo per fare due chiacchiere coi colleghi e farsi una risata.  Il mio capo affronta i fornitori, le tasse e gli ispettori del lavoro, e per lo più rimane ancora una brava persona. L'unico vizio che ha il mio capo è quello di giocare con il suo IPad, ed infatti fa finta che non lo stava usando quando entro nel suo ufficio. Dal mio capo nessuno va  per chiedere come sta, solo per domandare o lamentarsi di qualcosa. Il mio capo spesso è preoccupato. Sono contento di non essere il mio capo.

White Clay

giovedì 11 agosto 2011

Angeli

Lei è completamente nuda, ma sembra vestita di tutto punto nel suo passo felino di donna. Si siede sul letto al suo fianco e sono entrmabi tiepidi e profumati. Ognuno è appena entrato a far parte un pò del profumo dell'altro, hanno appena finito di fare l'amore come se si fossero cercati da mille anni ed ora finalmente ritrovati: due angeli quando si incontrano si riconoscono sempre se riescono ad annusarsi e sfiorarsi sulle punte delle labbra. Lei prende la sua mano e la stringe un poco tra le sue; se la porta nel calore del suo grembo, in mezzo alle coscie abbronzate, liscie, ora chiuse, qualche centimetro poco sotto l'ombelico. Lui ha un sussulto di calore e tutto dentro si scalda, potrebbe ricominciare a fare l'amore con lei subito, però non vuole farlo.. è troppo spirituale il legame che si sta formando adesso tra di loro, è quasi visibile: lui si è aperto, come se avesse finalmente trovato la sua altra parte, come di fronte a Dio. E le ha parlato del suo sogno della sua visione.

Shirley: - Parlami di quello che provi quando balli -

Giacomo: - Mi dispiace.. non so se ci riesco.. Le parole, non bastano. Non c'e' un pensiero solo che lo possa esprimere.. ecco, è come dire che sogno però sono sveglio.. mi guardo attorno e ho voglia di sognare ancora. Respiro ed è vero.. è bello come la vita.-

White Clay

mercoledì 13 aprile 2011

Kire

Saranno da poco passate le 4 di mattina e qualcosa mi sta trascinando via dal sonno.. è un rumore sordo vibrante e in sottofondo c'è una leggera musichetta.. Apro gli occhi e vedo una luce lampeggiare sul comodino della mia camera da letto: "Cavolo è il cellulare". Coincidenza erano un po' di notti che non riuscivo a capire perchè me lo scordassi acceso: chi lo sa, forse era per questo.. senza saperlo forse stavo aspettando una telefonata da non so chi.. Annaspo tra lenzuola e coperte e cerco di raggiungere il bordo del letto: provo a mettere a fuoco il display del telefono ma la luce del visore è troppo intensa per le mie pupille dilatate, mi abbaglia. Strizzo un pò le palpebre e riesco a decifrare la scritta -Numero Privato-.
"Porca miseria" - penso tra me e me.. qualcuno che ha sbagliato numero o della pubblicità registrata.. sto per spegnerlo quando lo stesso pensiero inconscio che mi ha fatto lasciare il cellulare acceso nelle ultime notti ora mi dice che devo rispondere. Mi sdraio col cellulare in mano, pronto a metter giù subito o a spegnerlo se si fosse trattato di notizie poco interessanti. Premo il tasto verde e dico con il tono di voce più assonnato che ho: "Proonto".
Sento qualche istante di interminabile silenzio dall'altra parte, ma anche un accentuato fruscio costante di fondo che mi fa pensare ad una telefonata che arrivi da lontano. Attendo qualche secondo che mi sembrano lunghissimi e poi dall'altra parte del ricevitore sento una parola che non sentivo più da molto tempo: "Kire!". 
Non ci posso credere.. saranno almeno 8 anni che non sentivo questa parola e solo una persona su sei miliardi che siamo su questo pianeta poteva dirla a me e alle 4 del mattino. Subito penso e spero che sia uno scherzo, che l'abbia detta per rompere il ghiaccio dopo tanto tempo che non ci sentivamo.. "Simone Mago sei tu????" - "Si, eheheheh.. Quanto tempo eh?" - Parla con un filo di voce quasi non dovesse farsi sentire - "Mio Dio, non ci posso credere!! Lo sai che qui è notte vero?" - "Si, lo so.. Kire, qunando vuoi tu" - mi risponde. Scoppio a ridere, forse queste sono le uniche 4 lettere che potevano farmi ridere in questo periodo e a quest'ora della notte. Dal tono di voce mi sembra però che non stia scherzando.. Continua: "Ho poco tempo e non posso farmi sentire ora, prenditi il tempo che devi, ma ti prego, fammi sapere se puoi,voglio andarmene da qui." Io ancora ho la testa confusa dal sonno e dalla sorpresa, ma capisco dalla tonalità del suo parlare che c'è qualcosa che non va, e che non puo' prolungare la conversazione più di tanto. Gli rispondo - "Cazzo!! davvero Kire?" per essere sicuro di quel che dovrà essere del mio futuro, anche se un pò, sotto sotto, mi scappa da ridere.. "Se puoi ancora.. si, altrimenti fammi sapere. ora ti devo lasciare, poi ti spiego, spero di vederti presto.." - "Ok, va bene.. ti faccio sapere.. domani ti scrivo una mail.. Sai cosa..? Può anche darsi che vengo." - "Hermano, ora devo riagganciare, poi ti spiego" - e riattacca.

In giapponese "kire" significa "uccidimi": ma questa parola d'ordine fu coniata invece in un momento di estrema allegria. Tra le chiacchere che si fanno a volte a tavola con gli amici, quelli veri, era anche capitato l'argomento che se uno dei due un giorno si fosse trovato in una siutazione dalla quale doveva/voleva scomparire, per i motivi più vari, non so.. problemi coniugali, di famiglia, d'affari, di natura introspettiva, avrebbe potuto usare questa parola in codice per farsi venire a salvare dall'altro, per poi scomparire assieme. Questo almeno fino che non si fosse formata una soluzione di vita alternativa per quello dei due in fuga, o per entrambi magari, chi poteva dirlo. Dopo 10 anni dalla prima volta che ho sentito nominare quest'espressione giapponese, ci sono stati diversi viaggi, miei e suoi: ed in ciascun viaggio cercavamo sempre a tempo perso, ma forse poi neanche tanto, una capanna sulla spiaggia, una stamberga, un rifugio a poco prezzo e ben isolato, nel caso in cui uno dei due avesse pronunciato il codice. Io il mio rifugio l'avevo già scelto, e se devo essere sincero un pensiero a ritirarmici anche da solo più di una volta ce l'avevo già fatto. Il mio nascondiglio si trova in Thailandia nella campagna lungo la costa a 15km nord di Puket. C'e una serie di piccoli bungalow sulla spiaggia, gestiti da un certo Renmei, col quale negli ultimi anni ho mantenuto ottimi rapporti. Con poco più di 120€ al mese mi lascia tenere un bungalow per il tempo che lo desidero, ed in quel paese un bungalow è tutto quel che si può desiderare per vivere una vita da sogno di fianco al mare. In pratica con 1.500€ all'anno si risolve il problema dell'alloggio, per il cibo ed il resto poco di più. Ho dei soldi da parte, e diciamo che in quel paese potrei ragionevolemnte vivere di rendita. Forse aspettavo questa telefonata da non so quanti anni: forse se non mi avesse chiamato lui l'avrei fatto io. Forse a 48 anni c'e' bisogno di ricominciare a vivere da zero, tutte le cellule del mio corpo l'hanno sempre saputo, magari da sempre o forse solo dall'ultima delusione. Qui non c'e' niente più che abbia urgente bisogno di me.. e anche se dovessi sparire un anno per cercare me stesso, nessuno mi denuncerebbe per questo. Mi corico un altro pò per dare il tempo alla circolazione di prendere il ritmo della veglia, ma chi ha più voglia di dormire ora? Mi alzo, accendo il Pc, mi lavo la faccia, e mi collego a internet. Il Pc sarà la mia chiave di uscita da questa realtà. Mando qualche mail alla gente con cui collaboro, mi collego al sito della Lufthansa e guardo i voli, prossima fermata Tsukuba, provincia di Tokio. Sarà una settimana un mese o dieci anni, ma credo che ora è il tempo di partire, ora è il tempo per il cambiamento che aspettavo. Ma tu pensa delle volte.. quattro lettere, due vite salvate. Kire!

White Clay

lunedì 7 febbraio 2011

Il ponte

Sento la pressione della sua fronte appena sopra il mio zigomo e so che le cose non vanno bene. Non so mai in che maniera mente, corpo e destino si siano intrecciati e a qual punto io li riuscirò poi a districare. Ho chiesto a lei se aveva voglia di ballare, e se potevo utilizzare la sua di voglia perchè io di mia non ne avevo molta. Sono riuscito a farla sorridere e mi ha detto di si. La musica è stupenda è la Milonga Brava di Francisco Canaro, ma per ballare la milonga bisognerebbe essere felici, ed io ora per rispetto a lei trovo il coraggio di esserlo di nuovo. La parte alta del mio busto inizia a muoversi guidata dalla musica e dalla gioia dei nostri corpi, che anche se ora è un pò impolverata dagli eventi sento che è ancora viva.
La mia preoccupazione più grossa sta nell'accanimento che anch'io conosco bene: l'accanimento verso un passato infelice, che ci ostiniamo a mantenere in vita perchè anche se ci fa male lo preferiamo all'incognito del nuovo, dell'inesplorato.. qualcuno da piccoli ci deve avere inculcato che tentare di salvarci è sbagliato, anche il solo provarci. Che cercare di cambiare la nostra situazione per quanto ci sembri orribile, è da evitare: non bisogna neanche provarci. E ci hanno insegnato La Paura, la tremenda Paura di ciò che c'e' la fuori, che bene non si sa cosa sia, ma che di sicuro ce l'avrà con noi, chissà poi perchè.. Maledetta sindrome di Stoccolma!! Però io ora che sono cresciuto so da me che qualunque cosa ci sia la fuori non è peggio dell'inferno che si può nascondere all'interno di un'anima troppo oppressa.

La gioia del ballo ed il ritmo della milonga mi chiamano, piano piano, o almeno io tendo l'anima perchè questo accada. Ma la felicità si puo' provare solo se è vera, non se è esteriore, di facciata. Penso dentro di me che  lei sarebbe disposta ad assecondarmi in questo momento di felicità dei corpi anche se dentro, la sua anima, si stesse struggendo di livore. Donne.. Questo però a me ora non va più bene.. non ho viaggiato mezzo mondo per essere ancora la persona inutile che sono sempre stato. Oso: le chiedo come va, so riconoscere uno sguardo disperato quando ne incrocio uno, sono un paziente anch'io. 
"Non ce la faccio più a lottare.. l'altro giorno volevo scriverti, ero disperata. Ci sono dei momenti che vorrei buttarmi giù da un ponte.."

E' peggio di quello che pensavo. Pensavo che la fase acuta fosse passata, e invece era stata solo messa una coperta sul fuoco, per non far vedere agli altri che la fiamma ardeva ancora. Ma la coperta era di panno, e anzi che spegnere il fuoco lo stava ora accrescendo e alimentando con la sua stessa lana. Donne.. Le parlo un po', le dico che deve scrivere, sempre e comunque. Se anche non a me, di quello che le passa per la mente,le dico che anche per me lo scrivere ha sempre fatto e sempre farà la differenza tra vivere e sopravvivere. E lei più di chiunque altro a questo mondo sa qual'e' la differenza tra vivere e sopravvivere. Non parlo più le parole sono inutili, ma la faccio sentire protetta tra le mie braccia. E' come se stesse per piangere mentre balliamo, appoggiata al mio viso mentre andiamo in ronda nel nostro stretto abbraccio: la sento tenerissima come fosse un pulcino appena uscito dal guscio, infreddolita, morbida, abbandonata, l'abbandono che solo può seguire a un lungo pianto. Solo un bambino che ha avuto un grande spavento e poi abbia trovato un angolo di rifugio può abbandonarsi in quella maniera, totale, senza più speranza e pertanto incondizionata. La vita, quella le era sembrata di doverla lasciare quando aveva visto l'inferno da vicino; se è viva o morta ora non lo sa più. Neanche gli interessa più, sà che comunque non è dipeso da lei se ora è qui oppure no, ha saputo di non avere il potere di decidere neppure della sua vita. E quando cominciamo a considerare l'essere a questo mondo come un caso fortuito, una mal strappata clemenza di altri, un capriccio del destino, ci distacchiamo dalla vita e la guardiamo in terza persona: perchè no, non possiamo permetterci di affezionarci troppo ad una cosa che ci possono portar via da un momento all'altro, per capriccio, per stizza, per ira, per dispetto. Sento le mie spalle molto calde e forti ora per via del ballo e dell'adrenalina che scaturisce dai miei sentimenti. Se ora entrasse un rapinatore, e sparasse in questa direzione, io non avrei nessuna esitazione nel mettermi tra il proiettile e lei per farle da scudo: morire cosi' sarebbe sensato e dolce. Le parole finiscono, la musica finisce, il ballo finisce, il mio pensiero rimane.

Chi sono io per aiutare qualcuno? Chi sono io per fare qualcosa? Che cosa posso fare io per aiutarla? Ormai tutti, ma quel che più conta io, so che non posso più non fare niente. Il problema è che benchè io ormai lo sappia fortemente, ancora non ho il coraggio di essere fino in fondo il pazzo che vorrei essere. Per ora pianifico ed agisco di strategia, il più delle volte almeno. E infatti agirò: lascerò i tempi al destino e le parole alla mia anima, che è da un po' ha stretto una segreta alleanza con la mia pazzia. E se Dio mi darà il coraggio e magari una briciola della sua forza, l'aiuterò, perchè sento di conoscere la soluzione: non conosco fino in fondo il problema ma sento fortemente dentro di avere la soluzione, o forse che il mio morire nel tentativo di aiutarla sarà comunque d'aiuto. L'alternativa d'altronde la conosco bene, impotente di fronte al male una altra volta? Nooo... non questa volta, non sono più la persona fragile che vi aspettavate di trovare, cari demoni che alloggiate nella mia anima. Ora sono lucido, e questa volta vi guarderò dritto negli occhi uno per uno, e vi chiederò che cosa volete, e non avrò più paura della paura. E loro mi saranno grati di questo perchè i demoni che vivono nell'oscurità dell'anima vogliono semplicemente essere capiti ed ascoltati, possibilmente con un sorriso del cuore: desiderano solo e anch'essi la loro piccola goccia di sole.

Chi sono io? Ora una risposta c'è l'ho. Io sono la lotta. Se il male mi ucciderà allora per un momento gli sembrerà di aver vinto, ma il mio esempio non scomparirà dagli occhi di chi ha visto. White Clay è il mio nome e so che arrendersi al male un'altra volta sarebbe peggio della morte, per cui non ho niente da perdere. "So chi ti ha fatto del male, e questa volta non sarà l'innocente a finire giù dal ponte".

White Clay